8 febbraio 2012

RECENSIONE: Uncharted 3 L'inganno di Drake











Quando si arriva al terzo capitolo di un brand videoludico è sempre difficile confermarsi e ripetere i successi dei precedenti episodi. Questo accade di solito perchè si sono finite le idee, perchè ci si adagia sugli allori o perchè l'effetto novità tende a svanire. Come è logico pensare, il tutto diventa enormemente più complicato nel caso in cui i due precedenti capitoli abbiano fatto negli anni razzia di premi ed elogi da parte di pubblico e di critica. I casi d'esempio si sprecano e sono ormai un clichè tipico del settore videoludico quanto di quello cinematografico.
Naughty Dog è tuttavia una SoftwareHouse esperta ed abituata alle sfide. Brand come Crash Bandicoot e Jak & Daxter sono infatti riusciti ad arrivare al terzo capitolo senza sentire il peso degli anni e senza mai annoiare. Riuscirà anche Nathan Drake a seguire le orme dei simpatici Crash e Daxter ?


TRAMA
Nella serie Uncharted, la trama è stata a tutti gli effetti la colonna portante che è riuscita ad elevare il brand da semplice videogame a film interattivo. Storie plausibili, personaggi carismatici, location accattivanti ed eventi storici utilizzati ed inseriti ad opera d'arte, sono riusciti a trasformare Nathan Drake in un novello Indiana Jones videoludico. In "Uncharted 3: L'inganno di Drake" tutto ciò ritorna. Questa volta saremo catapultati alla ricerca della leggendaria città di Ubar, meglio nota come "Atlantide del Deserto". Il mito vuole che questa fosse una delle città più
ricche dell' Arabia pre-islamica. Descritta nel Corano stesso, si narra che le enormi ricchezze accumulate e l'arroganza eccessiva degli abitanti, provocò la rabbia di qualche divinità che, per punizione, la fece sprofondare nel deserto.
E' evidente ormai che alla Naughty Dog si abbia un debole per le città leggendarie risucchiate nel nulla. Ci aveva già provato con El Dorado nel primo capitolo della serie (consegnandoci una rilettura molto interessante) e con Shangri-La nel secondo.
Iniziando l'avventura di questo terzo capitolo si comprende sin da subito che un ruolo centrale verrà interpretato da quell'anello che siamo stati ormai abitati a vedere legato al collo di Nathan e che per tanti anni è stato da lui gelosamente custodito. Questo sarà infatti una chiave per ritrovare la città perduta di Ubar e, come è ovvio che accada, molti vogliono metterci le mani sopra. E' proprio qui che si inserisce l'antagonista del gioco: una anziana signora d'affari inglese molto distinta ma allo stesso tempo spietata. Si scoprirà essere una vecchia conoscenza di Sully e questo ci darà modo di andare a scavare nel suo passato e scoprire le origini dell'amicizia che lega ormai da decenni Nathan ed il suo mentore. Gli eventi ci porteranno a girare le location più disparate, passando da ambientazioni a noi più familiari (come i vicoli di Londra o un castello in Francia) ad ambientazioni più orientali ed affascinanti (come lo Yemen e la Siria). Nostro compito sarà quello di seguire le tracce di Sir Francis Drake che, secoli addietro, aveva impiegato sin troppi mesi per navigare un breve tratto di mare nel Sud-Est Asiatico. E' ovvio che voleva tenere nascosto qualcosa...ma cosa?

A conti fatti la trama risulta molto buona. I colpi di scena non mancano, gli spunti sono interessanti e gli eventi storici inseriti coerenti e ben amalgamati con la trama. Tuttavia, rispetto ai passati episodi, sembra essere tutto raccontato troppo di corsa. Non ci si sofferma con la giusta calma sui punti cardine della storia, lasciando spesso un pò l'amaro in bocca per alcuni spunti che avrebbero meritato, forse, una narrazione più ispirata e meno caotica. Inoltre il tutto sembra risolversi in maniera troppo sbrigativa. Una volta arrivati alla città nascosta il gioco è praticamente concluso e non ci darà la soddisfazione di gustarci la nostra meta o scoprire di più sulla sua storia. Come è ovvio che sia è il viaggio ad essere il protagonista e non certo la meta, eppure mi aspettavo qualcosa di più epico una volta arrivato, dopo tante peripezie, nella città di Ubar.
Non fraintendete, "Uncharted 3: L'inganno di Drake" risulta un gioco con una trama eccellente e ben superiore (e di molto) alla media. Tuttavia viste le punte raggiunte del predecessore ci si poteva aspettare qualcosina di più soprattutto dal punto di vista narrativo.

Voto: 9


GAMEPLAY
Grazie ad "Uncharted 2: Il covo dei Ladri", Naughty Dog riuscì a migliorare e rendere quasi perfetto il già ottimo sistema di gameplay visto nel primo capitolo della serie. Aggiunse infatti fasi stealth, implementò fasi di fuga cinematografiche con la telecamera che riprendeva Drake frontalmente mostrandoci cosa accadeva alle sue spalle e affinò tutte le altre caratteristiche (dal sistema di copertura, al sistema di mira, a quello di arrampicata). La serie raggiunse così un livello di eccellenza di tutto rispetto. Quando succede questo, aspettarsi ulteriori miglioramenti da un nuovo capitolo risulta essere ingenuo, quasi stupido. Migliorare un sistema già ottimo può essere impossibile. Nonostante ciò Naughty Dog, che fà delle sfide la propria filosofia di vita, ha comunque provato a migliorare e portare qualche novità in "Uncharted 3: L'inganno di Drake".

Quella che risulta la più lampante è sicuramente l'implementazione di un sistema di combattimento corpo a corpo più profondo rispetto al passato. Ora, infatti, oltre a premere il tasto azione, dovremo premere i pulsanti al momento giusto per schivare i pugni avversari, potremo utilizzare oggetti vicini per mettere ko l'avversario o decidere di spingerlo per poi finirlo a suon di pallottole. Il sistema è simile a quello visto nella serie Batman della Rockstar, ma purtroppo enormente lontano da esso in termini di precisione e qualità. Gli scontri corpo a corpo, infatti, li ho trovati eccessivamente noiosi, ripetitivi, poco fluidi e male amalgamati con le sparatorie. Insomma una buona idea che poteva essere realizzata meglio. Per il resto tutto rimane pressocchè immutato, compresa l'inesistenza di una intelligenza artificiale decente. Niente drammi però. Stiamo parlando di uno dei gameplay migliori del genere che grazie ad arrampicate, sparatorie, fasi stealth e sistema di copertura superbo riesce a far impallidire molte produzioni concorrenti. Tengo infine a notare che spesso la scelta di Naughty Dog in questo capitolo è stata quella di avvicinarsi troppo ad una sperimentazione cinematografica delle scene lasciando, a volte, al giocatore il solo scopo di correre per un corridoio in fiamme o che si riempie di acqua. Per carità la scelta è splendida ma forse troppo utilizzata durante l'avventura e con scene troppo lunghe che lasciano il videogiocatore giocare poco e guardare molto.

Voto: 9


GRAFICA
Qui sarò breve ed eviterò inutili giri di parole. "Uncharted 3: L'inganno di Drake", dal punto di vista della realizzazione grafica, è, ad oggi, il punto più alto raggiunto nella storia del settore videoludico. Su questo ci sono pochi dubbi. La realizzazione dei tessuti e delle location orientali è eccezionale, gli scorci del paesaggio rapiscono completamente il giocatore i cui occhi corrono veloci lungo una linea dell'orizzonte mai così vasta e pulita, i giochi di luce rendono ogni città o anfratto vivo e palpabile rendendo l'esperienza di gioco estremamente immersiva ed immedesimante. In questo capitolo la stessa Naughty Dog non ha fatto mistero della volontà di approfondire meglio la realizzazione della sabbia e del fuoco, risultato che a ben vedere lascia a bocca aperta. L' "esilio" di Drake nel deserto è sicuramente, dal punto di vista visivo, una delle esperienze videoludiche migliori di sempre.

I miglioramenti rispetto al secondo capitolo ci sono. Non sono evidenti come quelli visti tra il primo ed il secondo, ma ci sono. Tuttavia mi preme notare come alcuni punti siano stati un pò presi sotto gamba dalla Software House americana. La realizzazione di alcuni volti risulta davvero insufficiente. Uno su tutti, quello dell'antagonista principale del gioco, Katherine Marlowe. Un viso che sembra fatto di pongo, con una espressività troppo limitata stona davvero troppo in tanta qualità visiva. Per il resto, nonostante alcuni alti e bassi dovuti probabilmente anche ad alcune scelte registiche non felicissime, siamo davanti ad uno spettacolo per gli occhi che risulta essere il paradigma a cui affidarsi per constatare a quale punto tecnologico siamo arrivati oggi in ambito videoludico. Mi spiace non dargli 10 a causa di alcune pecche, ma la perfezione è una cosa che non appartiene a questo mondo...Naughty Dog comunque si è avvicinata molto.

Voto: 9,5


SONORO
E' ormai risaputo da tempo che in ambito videoludico un capolavoro non si costruisce solamente a suon di pixel o con una buona sceneggiatura. Il comparto sonoro ha sempre più caricato su di sè una importanza decisiva nel far innamorare i fan di un videogame. Non poteva dunque che essere di buon livello anche questo comparto nell'ultima fatica della Naughty Dog. Le musiche sono sempre immersive ed ispiratissime, passando da temi molto esotici che ben si sposano coi suq Yemeniti, a temi dal sapore estremamente medio-orientale che da soli riescono a scaraventare il giocatore in un luogo pieno di misteri, sapori ed odori come solo il deserto e le sue carovane possono avere. Ritroveremo anche qui la classica "Nate's Theme" che ormai da anni ci accompagna, alla quale si affiancano decine di altre musiche che meriterebbero tutte di essere nominate e linkate. Un lavoro orchestrale ottimo dunque al quale si accompagna un doppiaggio (localizzato completamente in italiano) ottimo. Le battute di Sully, la voce soave di Elena e quella strafottente di Nathan non fanno altro che dare ulteriore carisma ai personaggi. Infine qualche parola per l'effettistiche che risulta essere nella media relativamente alle esplosioni e agli spari e qualcosina di più relativamente ai suoni di affanno del protagonista durante le fughe o durante gli scontri.

Voto: 9,5


TROFEI
La serie ci ha già abituai ad una lista Trofei non eccessivamente ostica da completare. Alla fine risulta essere la medesima dei capitoli precedenti (trovare i vari tesori, eseguire particolari numeri di uccisioni e così via). Nulla di nuovo dunque. Quindi, a conti fatti, basta mettersi un pochino di impegno, magari con l'aiuto di qualche guida online o cartacea, per platinarlo con calma e senza troppe imprecazioni contando inoltre il fatto che con una singola run si può raccogliere un buon 75% dei trofei.













"Uncharted 3: L'inganno di Drake" riesce nel difficile intento di non sfigurare davanti al suo ottimo predecessore. Tuttavia a causa di una trama intrigante, ma raccontata in modo meno convincente, e scelte di gameplay non perfettamente implementate (su tutti i combattimenti corpo a corpo e un eccessivo utilizzo di scene poco interattive come le fughe di corsa) non riesce a superare quello che a mio avviso rimane il miglior gioco della serie e sicuramente uno dei migliori giochi di sempre. Ma non fraintendete. Uncharted 3 è un gioco maledettamente eccezionale, che entra a testa alta nell'Olimpo delle pietre miliari videoludiche. Una grafica incredibile, un gameplay solido e divertente, un comparto online vario e longevo, una colonna sonora da premio Oscar e una trama ben al di sopra della media, lo rendono un gioco per il quale sarebbe giustificato l'acquisto di una console. Assolutamente da sottolineare infine il tributo più o meno voluto fatto ad un capolavoro cinematografico come "Indiana Jones e l'ultima crociata" attraverso la scena dell'inseguimento della carovana nel deserto, che  consacra Nathan Drake a tutti gli effetti come novello Harrison Ford videoludico. Probabilmente per come ci ha abituati Naughty Dog, non vedremo un seguito di questo suo capolavoro su console. Un peccato, ma meglio ricordare un brand nel suo splendore che vederlo scemare anno dopo anno.


1 commento:

  1. The Masked Warrior13/8/12 17:58

    Mi spiace ma anche qui voglio dire la mia su questo gioco (anzi, su questa serie in generale),solo che, a differenza di Enslaved, il mio parere è estremamente negativo: Uncharted fa parte di quelle che io chiamo "le 3 esclusive della vergogna"; mi spiego meglio: sono cresciuto con le avventure di Jak & Daxter dei Naughty Dog, di Ratchet & Clanck degli Insomniac e Sly Cooper dei Sucker Punch (ebbi modo di provare, anche se in maniera non molto approfondita, i primi bellissimo Crash e Spyro); all'annuncio che questi tre sviluppatori avrebbero creato delle nuove serie più mature mi mandarono in estasi... estasi che, purtroppo, si esaurì quando ebbi modo di metter mano a 2 delle esclusive (Uncharted e Resistance), inFAMOUS dei Sucker Punch si salvò grazie alla sua unicità (ma un sequel realizzato dando eccesivamente ascolto ai capricci dei fan fecero scendere incredibilmente verso il basso la stima che avevo verso questi sviluppatori)... "e allora qual'è la terza esclusiva?" direte voi, purtroppo ho dimenticato di aggiungere un particolare sparatutto che era nato come il diretto concorrente di Halo della Microsoft (sfida, invece, miseramente fallita): Killzone, e sto parlando del primo per la Play2, che aveva la caratteristica unica di farci interpretare 4 personaggi, ognuno dotato di differenti ablità che offrivano vie nuove nei livelli e il proprio punto di vista nella trama; bellissima caratteristica abbandonata a favore di un sequel definito innovativo, con grafica ultra pompata, campagna in singolo corta e scialba e multiplayer online in cu si interpretavano anche i "fantastici" Helgast, che alfine si rivelavano delle mere skin della fazione rivale... Qualcuno ha detto Call of Duty? Perchè è questo che la serie è diventata, un CoD fantascientifico, anche se, a onor del vero, di fantascienza ne ha ben poca; poi toccò a Resistance, il meno peggio dei 3 per via della sua atmosfera e delle armi particolari, che purtroppo perde colpi per via di una trama soporifera e di ulteriori capitoli che sanno di stantio; dopo questa lunga oratoria introduttiva, passiamo infine ad Uncharted, il vero obbiettivo di questo commento: ho sempre trovato la saga, a partire dal primo capitolo, come un prodotto mediocre, che poteva diventare qualcosa di unico ma che per prigrizia dei Naughty non regge il confronto con la loro precendente saga, a causa di un gameplay estremamente noioso e datato, trame prive di originalità e con personaggi carismatici come un paio di ciabatte economiche e un eccessivo scimmiottamento di un ottica cinematografica reminiscente di Metal Gear Solid, senza arrivare agli straordinari livelli del mostro sacro di Kojima, con un protagonista davvero poco incisivo e privo di interesse che non regge il confronto col mitico Indy o, per rimanere in ambito videoludico, alla nettamente più carismatica Lara Croft; quando provai il primo capitolo provai una netta sensazione di già visto, cosa che non migliorò con i due sequel che videro un accorciamento della campagna e l'implementazione di un multiplayer che, in tutta onestà, se ne poteva benissimo fare a meno (che tu sia maledetto Call of Duty!).
    Forse mi beccherò un mucchio di antipatie con un simile commento ma anche quì ci tengo a precisare che rispetto il parere degli autori e degli altri e che questa mia opinione può essere anche non condivisa,ma volevo semplicemente poter dire la mia.

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